Sessanta anni fa, il 23 giugno del 1953, Lawrence Ferlinghetti e il suo amico Peter Martin aprivano, al numero 261 di Columbus Avenue a San Francisco, il “City Lights Bookstore”. Dettero alla libreria il nome di una rivista cinematografica che Martin pubblicava in quel periodo con esplicito riferimento al titolo del celeberrimo film di Chaplin (1931). In poco tempo il “City Lights Bookstore” sarebbe diventato il mitico rifugio degli scrittori della Beat Generation e una delle sedi più vitali della sinistra americana.
Favorirono, paradossalmente, la sua fama e la sua funzione culturale e politica le vicende giudiziarie che seguirono la pubblicazione, come libreria editrice, nel 1956 del poemetto Howl [Urlo] di Allen Ginsberg, vicende per le quali quel negozio di libri semisconosciuto vicino all’Oceano Pacifico assunse ben presto, anche agli occhi degli intellettuali dell’East Coast, il valore di simbolo della libertà di parola e di stampa.
Al tempo stesso il “City Lights Bookstore” rappresentò, soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta (ma ancora oggi non ha rinunciato a questa sua caratteristica) un vero e proprio terminale della poesia europea sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Infine, si può dire che dal “City Lights Bookstore” Ferlinghetti e gli altri poeti della Beat Generation sono stati tra i primi, alla metà del XX secolo, a restituire il suono alla poesia attraverso quelli che da allora si sono chiamati in tutto il mondo i readings, le letture ad alta voce. Erano almeno centocinquant’anni, infatti, che il testo poetico veniva fruito, come se fosse prosa, sulla pagina stampata e che non se ne sentiva più, di conseguenza, il suono che ne aveva costituito, sin dalle origini – e non può non esserne, oggi e sempre – l’elemento fondante.
Ferlinghetti si era ispirato, per il suo bookstore, a un altro mitico luogo d’incontro, la libreria “Shakespeare and Company” aperta nel 1951 da George Whitman al numero 37 di rue de la Bûcherie a Parigi (ne ho parlato in questo altro intervento), libreria che, a sua volta, era il punto di riferimento della cultura americana in Europa e costituiva un vero e proprio centro d’attrazione in quegli anni per gli stessi poeti della Beat Generation.
Per la verità la libreria di Whitman, quando Ferlighetti l’aveva conosciuta, per i rapporti con il suo fondatore e con i poeti che l’avevano direttamente frequentata, si chiamava ancora “Mistral”, ma aveva ereditato le abitudini della vecchia libreria con quel nome, aperta già nel 1920 a Parigi da Sylvia Beach e chiusa dagli occupanti nazisti nel 1941, abitudini che consistevano nell’ospitare sistematicamente tutti gli scrittori provenienti dagli Stati Uniti e, in particolare, quelli che Gertrude Stein e Ernest Hemingway chiamavano con l’unico nome collettivo di “Lost Generation” [Generazione perduta]. Soltanto in seguito, nel 1964, dopo la morte di Sylvia Beach, la libreria “Mistral” avrebbe preso in eredità, proprio in omaggio alla memoria della scomparsa, il nome di “Shakespeare and Company” con il quale è ancora attiva.
Ho già accennato che, come una sorta di specchio lontano della “Shakespeare and Company”, il “City Lights Bookstore” ha fatto da punto di diffusione per l’America della poesia europea. Per quanto riguarda in particolare questa sua attività, quello che più interessa noi italiani è la predilezione assoluta di “City Lights” e dei suoi frequentatori per Pier Paolo Pasolini da loro considerato, al di là della sua poliedrica attività di prosatore e di cineasta, uno dei massimi poeti europei e mondiali del ‘900 e del quale Ferlinghetti ha tradotto nel corso degli anni alcune poesie delle prime raccolte, poi pubblicate nel 1986, insieme ad altre tradotte da Francesca Valente, con il titolo Roman Poems (volume edito per l’appunto nella collana “City Lights Pocket Poets” della City Lights Publishers).
Insomma, un filo molto forte lega la mia passione di scrittore e di lettore di versi (passione debitrice, in entrambi i casi, sia nei confronti della Beat Generation sia nei confronti di Pasolini, come dovrebbe sapere chi ha letto le mie poesie e chi segue il mio blog) a questo lontanissimo negozio di libri che, purtroppo, non ho mai visitato di persona, ma del quale seguo, attraverso il sito, le attività e le pubblicazioni. Per questo, oltre che per il mio amore verso tutti i negozi di libri, auguro oggi, 23 giugno 2013, Buon compleanno, City Lights!