Il 21 aprile, alle 17.30, sarò alla “Stanza della poesia” di Palazzo Ducale a Genova per concludere il ciclo di letture dedicate alla “inutilità” della parola poetica e alla straordinaria forza che proprio da questa inutilità le deriva. Ho dedicato a questo argomento numerosi interventi in questo blog (qui l’ultimo) e non è il caso che mi ripeta. Voglio invece dedicare qualche parola alla “Stanza della poesia” di Genova e dare qualche indicazione in più sui brani che leggerò.
La “Stanza della poesia” è un piccolo ambiente che si apre con discrezione sul fianco del Palazzo Ducale di Genova, dal lato di Piazza Matteotti. Le iniziative che vi si svolgono sono animate dalla musicista Claudia Pastorino e dal poeta Claudio Pozzani, infaticabile organizzatore del Festival della Poesia di Genova che si svolge ogni anno a giugno, e hanno il sempre attento supporto della mamma di Claudio, Carla. È un ambiente intimo dove non c’è distanza tra chi legge e chi ascolta e dove la voce resta racchiusa, più che diffusa, dalle pareti coperte da scaffali pieni di libri.
La lettura Versi inutili e altre inutilità si basa sulle tre poesie contenute nel volumetto che ha lo stesso titolo. Ma non contiene solo queste poesie. Vi raccolgo i miei testi poetici che sono legati dal tema della “parola” e che sono tratti anche da La mente irretita e da Viaggio all’osteria della terra, il mio nuovo libro pubblicato da Manni e uscito in questi giorni. Devo anzi aggiungere, a proposito dei testi tratti da questo libro, che essi sono cresciuti proprio nel corso delle letture su Versi inutili e altre inutilità che ho tenuto in questi anni in Italia (a Roma, a Torino, a Cuneo, a Genzano, a Napoli, a Velletri e altrove).
Sì sono cresciuti. Perché, a ogni lettura, sentivo il bisogno di modificare qua e là il ritmo dei versi, di cambiare una parola: insomma nei due anni trascorsi ho utilizzato queste occasioni, oltre che come espressione pubblica di quello che avevo scritto, anche come laboratorio privato di quello che stavo scrivendo. Naturalmente, a Genova leggerò la redazione definitiva di questi testi, quella uscita a stampa nel nuovo libro.
Sarà circa un’ora di lettura, quattordici poesie che ho composte negli ultimi dieci anni e che, ovviamente, non hanno tra loro alcun altro legame tranne quello che io ho attribuito loro a posteriori e in virtù del quale le ho messe una accanto all’altra, con una carezza, come si fa con i bambini per disporli a farsi fotografare insieme.