Questa mia ricerca ha suscitato curiosità anche fuori dei nostri confini. Due bugie di Dante è stato infatti presentato dalla Société Dantesque de France alla Sorbonne Nouvelle il 14 dicembre 2018, a pochi mesi dalla sua pubblicazione in Italia. Quando, in quella occasione, il presidente della Dantesque, Bruno Pinchard, mi ha presentato, ha parlato di me come di un «écrivain rebelle». E probabilmente la definizione si può considerare giusta se riferita ai risultati del mio lavoro così come essi si rivelano in questo libro. Tuttavia, nel metodo, il mio lavoro è stato assolutamente tradizionale: analisi e confronto dei testi con riferimento diretto alle fonti.
Da questo metodo è emerso un fatto sul quale poco si è esercitata nel corso dei secoli la critica dantesca, ma che è, di per sé indubitabile: i primi commentatori cercarono di dare una precisa identità storica a tutti i personaggi contemporanei a Dante che compaiono nella Commedia. Ora, il problema è che lo hanno fatto anche quando, come capita in molti casi nell’Inferno, quei personaggi sono citati con appena un nome o un soprannome. Quei commentatori sono riusciti a trovare chi erano davvero storicamente? Probabilmente, in qualche caso, quei personaggi non avevano affatto una identità storica: Dante, semplicemente, se li era inventati. E allora, quelle identificazioni, che poi sono arrivate fino a noi e che si trovano ancora nei commenti contemporanei della Commedia? Spesso una totale mancanza di documenti, palesi contraddizioni o fantasiose falsificazioni dimostrano che esse nacquero da un contesto nel quale nessuno sapeva chi fossero quei personaggi.
In particolare, una analisi dei casi di Ciacco e di Filippo Argenti condotta senza pregiudizi porta a scoprire inoppugnabilmente che le contraddizioni e le falsificazioni toccano per questi due personaggi livelli macroscopici e, per quanto riguarda il secondo, induce addirittura a sospettare che gli antichi commentatori (e tra loro, in prima fila, il Boccaccio) volessero tenere nascosto qualcosa che ritenevano disonorevole per Dante. Un vero e proprio giallo.
E, vi assicuro, vale la pena seguirne tutto l’intreccio.