Il mio nuovo libro di poesie, Fine e principio, ha preso forma in varie fasi nel corso degli ultimi quattro anni. Non è certo da così poco tempo che rifletto sull’idea di fine e su quella di principio, tanto strettamente legate l’una all’altra nella mia visione del divenire. Ma in questi ultimi anni mi hanno aiutato a riflettere su queste idee, da una parte, il fatto di averle ritrovate in alcune opere d’arte visuale – che ho visto o rivisto con un particolare spirito di ricerca – e, dall’altra, la rilettura delle Metamorfosi di Ovidio, un testo che non cessa mai di stupirmi per la sua bellezza e la sua profondità.
I versi di Fine e principio sono scaturiti dunque dalla preziosa contaminazione tra media diversi: le parole che via via prendevano forma e ritmo nella mia testa intorno a questo argomento; le parole del poema di Ovidio; e tre opere d’arte, diversissime tra loro, ma capaci tutte di suscitare emozioni forti. Queste opere sono il Giudizio universale di Giotto, che si trova sulla parete interna della facciata della Cappella degli Scrovegni a Padova, il gruppo marmoreo Apollo e Dafne del Bernini, che si trova nella Galleria Borghese a Roma, e l’installazione Schalechet (Foglie morte) di Menashe Kadishman, che si trova nello Jüdisches Museum di Berlino.
Ma non basta. Ho successivamente proposto questi versi a Marco Vagnini – industrial e graphic designer ma, in questo caso, semplicemente “illustratore” – perché mettesse in moto, per una nuova contaminazione, la sua folgorante capacità di trasformare in immagini un pensiero così complesso e dalle origini così felicemente ingarbugliate. Infine, ho riscritto i testi che compongono Fine e principio tenendo conto anche delle illustrazioni.
Benché si possa affermare che i versi della poesia di ogni tempo si siano sempre contaminati con altro da sé, a questi è certamente capitato di contaminarsi più ancora che a tutti gli altri. Da qui il sottotitolo del libro. Non è un vezzo, ma una constatazione.
A chi sfoglierà le pagine di Fine e principio sarà del tutto evidente una suddivisione delle poesie che, per la verità, è venuta da sé, senza che io la cercassi: le prime due poesie, e le illustrazioni a esse collegate, hanno in sé forte l’idea della fine, sia pure declinata in modi e con ragioni completamente diversi; le ultime due, e le relative illustrazioni, fanno invece sbocciare, con fatica e non senza dolore ma chiaramente, l’idea del principio. Per questo, per questa idea del principio che viene dopo la fine – e non viceversa -, per questa idea che è anche una speranza, il libro è dedicato alla mia nipotina Lucrezia che ha quasi due anni e che, sin da quando è venuta al mondo, ha avuto una forza di volontà e una determinazione straordinarie.
Toccherà a lei e ai suoi coetanei, almeno a coloro che avranno le stesse sue doti, scongiurare la fine che la prima poesia di questo libro racconta come un fatto normale, un fatto scontato, anzi già accaduto in un giorno come tanti altri. Quando avrà la mia età, questa è la speranza che ripongo nel dedicarle Fine e principio, Lucrezia riprenderà in mano il libro del nonno (ho raccomandato perciò all’editore di farlo robusto abbastanza), si riconoscerà nella «nuova progenie» della quale parla l’ultima poesia e potrà scrivere sui margini delle pagine: «Caro nonno, quella fine non c’è stata. Eccomi qua, io sono tra coloro che hanno contribuito a un nuovo principio».
Lo auguro a lei e a tutta l’umanità. Dunque, anche ai miei lettori.
Fine e principio è un libro colmo di presente e di futuro: ogni parola vive di ciò che è ora e dell’attesa di altro da ciò che è ora. È, nella piccola misura delle sue quattro poesie (ma anche in virtù della nuova dimensione delle immagini che le affiancano), la mia discesa all’inferno e risalita, non al paradiso, ma a questo mondo qui: con la forza di chi ci vive, con la speranza di nuove progenie che aiuta chi ci vive, con l’accettazione senza drammi di tutti i limiti che derivano dal nostro viverci.
Ma consiglio i miei lettori di usare Fine e principio anche come libro di viaggio. È un libro dalla legatura robusta, ma dalla copertina che può adattarsi a essere piegata: in ogni caso, può stare senza difficoltà nella tasca di una giacca sportiva. E allora portatelo con voi a Padova e leggete nella Cappella Scrovegni i versi che ho scritto sul Giudizio universale: versi di uno storico dell’arte sprovveduto, uno che se la prende con Giotto perché ha rinchiuso in un cerchio Gesù Cristo e, per ciò stesso, gli impedisce di sentire qualsiasi comunanza con gli esseri umani che giudica (ma intanto l’usuraio Scrovegni briga per godersi il paradiso). Portatelo con voi a Roma e leggete nella Galleria Borghese i versi che ho scritto sull’Apollo e Dafne: ancora una volta versi di uno storico dell’arte sprovveduto, uno che vede nella bellezza estatica dell’Apollo di Bernini il segno della sua stupidità, invece che quello della sua divinità, e che vede nella metamorfosi di Dafne la vera unica possibile traccia di eternità di questo mondo qui. Portatelo con voi a Berlino e leggete nello Jüdisches Museum i miei versi quando entrate nella sala dell’installazione Schalechet di Menashe Kadishman: sono versi, questa volta, non di uno sprovveduto storico dell’arte, ma di uno che ha pianto (non mi vergogno a dirlo) quando ha sentito stridere sotto i suoi piedi le «maschere di metallo con la forma / di urli», dopo l’invito della responsabile della sala a entrare e a camminare sulle “foglie morte” e, dopo il pianto, ha avuto il coraggio di pensare alle ragioni e alle possibilità di «nuove progenie».
Se i miei lettori useranno Fine e principio come libro di viaggio, allora sarà come se avessimo viaggiato insieme. E io sarò loro grato di questa comune avventura della mente.
Fine e principio, pubblicato dalle Edizioni Anicia nella collana “Le parole e i sensi”, contiene quattro poesie illustrate: Il sole è precipitato in un giorno come tanti, Il giudice nel cerchio, Fine e principio di Dafne, Nuove progenie. È stato stampato in cinquecento copie numerate che non saranno vendute attraverso la normale distribuzione libraria. Si può acquistare in tre modi. Il primo, per coloro che abitano a Roma o nei dintorni, è quello di recarsi direttamente presso la libreria Anicia, che si trova in Via di San Francesco a Ripa 104, a Trastevere. Il secondo è quello di fare un ordine on line seguendo le istruzioni contenute in questa pagina. Un terzo modo è quello di aspettare le presentazioni del libro che sono programmate, dal prossimo mese di maggio fino ai primi mesi del 2016 in numerose città d’Italia (ma perché aspettare? le copie del libro alla fine dell’anno potrebbero essere esaurite).