Sì, ricomincio adesso da quel punto
dove mi ero
fermato – ricordate? – nei primi mesi del duemila e dodici.
Questi sono i primi versi del mio nuovo libro di poesie, Il cuore in tasca.
Nei primi mesi del 2012 era uscito il mio libro precedente, Viaggio all’osteria della terra. Poi mi sono dedicato quasi a tempo pieno a scrivere il mio primo romanzo, Due perfetti sconosciuti. Infine, quando nella primavera del 2013 ho ripreso in mano i versi che avevo scritto nel frattempo e ho cercato di “ricominciare” in modo sistematico un percorso in sé coerente di scrittura poetica, per tante ragioni – chi leggerà il libro capirà – non mi è stato facile. Tuttavia, mi ha indotto a insistere un grande amore per la parola.
Nella poesia Non sono bravo a fare lo sputafuoco ho citato in esergo una frase tratta dalla lezione sull’Esattezza di Italo Calvino: «La parola collega la traccia visibile alla cosa invisibile, alla cosa assente, alla cosa desiderata o temuta, come un fragile ponte di fortuna gettato sul vuoto». Su questi ponti «passa la vita ed è necessario che passi anche la morte», ho scritto in quella poesia. Perciò «non è giusto / mai avercela / con le parole». Tra l’altro, a me non riesce bene di fare nient’altro. Di conseguenza,
[…]. Continuo
a percorrere il mondo lungo queste vie sospese
sul vuoto: vie che però conosco bene; vie,
l’ho sempre saputo, dove
passa la vita ed è necessario
che passi anche la morte. Ho ricominciato. Che altro
avrei potuto fare? […]
Quelle che vi propongo nel mio nuovo libro sono poesie di riflessione. Chi, magari indotto in errore dal titolo, si aspettava romanticherie, oggi così di moda «nella maggioranza dei poetanti» (come ricorda nella Presentazione Francesco Muzzioli), si dovrà ricredere. E se il titolo, volutamente ambiguo, parla di «cuore» è perché in una poesia di Frank O’Hara quel «cuore» è un libro di poesie che il grande poeta americano dichiara, appunto di portarsi «in tasca», come tante volte faccio anche io, soprattutto quando viaggio.
Niente romanticherie e niente retorica «né trionfalistica – afferma ancora Francesco Muzzioli – né vittimistica: l’autore sa che le parole, asservite e mercificate, sono in quarantena e andrebbero curate con una buona dose di silenzio o di altre “parole senza senso”».
Niente romanticherie e niente lagne ideologiche: se ho parlato di poesie di riflessione non è perché io pensi di avere scritto in versi un libro di filosofia. Il mio prefatore parla di divertimento, richiama «i Gozzano e i Palazzeschi», autori che sono, è vero, tra i miei preferiti. Ma qui dico a voi lettori del mio blog, una cosa che non ho detto a lui: che, negli anni che hanno preceduto Il cuore in tasca, le mie letture preferite sono state quelle di “Orazio satiro” e di Marziale. Un vecchio – se volete: classico –, sano, solido spirito satirico ha animato, per lo più, e certamente di più che nei libri precedenti, la scrittura dei miei nuovi versi.
E ora non mi resta che chiedervi di leggerli (il libro si può già ordinare in tutte le librerie ed è disponibile in quelle on line). Ma non temete: farò un piccolo tour di letture in alcune città e almeno alcune delle poesie de Il cuore in tasca potrete ascoltarle direttamente dalla mia voce. Vi avvertirò.