L’ultima àncora

Cinque favole di vita quotidiana e tre cronache sulla «bomba»

Questo mio nuovo libro di poesie non è facile da descrivere. Perciò lo presento con il testo che compare sul risvolto anteriore della copertina, risvolto nel quale, in modo certo non usuale, è l’editore stesso a raccontare la storia del libro, da quando gli ho presentato il progetto, che conteneva solo la prima parte, le Cinque favole di vita quotidiana, fino a quando è stato effettivamente realizzato con una seconda parte intitolata Tre cronache sulla “bomba”: e nessuno può dubitare di che bomba si tratti né dell’urgenza che mi ha spinto (si potrebbe dire costretto) ad aggiungere questi nuovi versi.
Un’urgenza tale che già il 30 aprile scorso ho deciso di pubblicare su questo blog (qui), mentre era ancora inedita, la poesia che costituisce ora la prima delle Tre cronache.

Ecco dunque che cosa racconta l’editore nel breve spazio del risvolto di copertina.

 


Questo libro stava per nascere come una raccolta di favole in versi, favole un po’ speciali, così come spiega ai lettori una breve premessa con le Istruzioni per l’uso.
Sono, infatti, favole che
«[…] non raccontano
malefici di streghe o crudeltà
di orchi che mangiano bambini, non trattano
di principi né di principesse e nemmeno
di animali fantastici o parlanti […].
Sono favole, insomma, «di vita quotidiana». Le Istruzioni per l’uso precisano:
«[…] ciò che raccontano,
magari, qualche volta, così come diceva
una canzone un po’ di tempo fa,
sarà capitato anche a voi».

Questo libro stava per nascere come una raccolta di favole in versi e basta. Favole, cioè racconti d’immaginazione, con al centro un argomento che all’autore sta molto a cuore: il tempo. Anzi, il tempo e i tempi, tanto è vero che l’ultima favola si intitola Il presente, il passato e il futuro.

Ma, a un certo punto, è arrivata la guerra. Qualcuno, dopo decenni, ha ricominciato a parlare concretamente di “bomba”, di quella “bomba”: sul tempo e sui tempi le favole non sono bastate più; ormai si trattava di cronaca. È nata così la seconda parte del libro, nella quale l’autore si dichiara pessimista:

«Pessimista? Sì, pessimista. Avviluppato,
però, in un groviglio dentro al quale
posso pensare
di scrivere parole sulla fine
con l’illusione che non finiranno».

L’editore non ha potuto che accompagnare il divenire dell’ispirazione dell’autore e, oggi, non può che condividere la sua «illusione», nel momento in cui consegna al lettore questo libro sul tempo e sui tempi: L’ultima àncora.