Non credo che siano necessarie altre parole per descrivere un libro che invece ne contiene molte. Perché è un libro che mi è cresciuto tra le mani mentre lo scrivevo, anzi, a causa della necessità che avevo di scriverlo.

Con la sua straordinaria maestria di critico che molto ha letto e molto ha scritto, Lunetta ha colto perfettamente il rapporto che io stesso ho avvertito tra il “viaggio”, che procede – in me e fuori di me – con la sicura e metodica lentezza di un treno regionale, e le sue tappe, ognuna delle quali è, più che una sosta, uno squarcio, un’avventura, oppure – certe volte – ancora un irretimento.Pubblicato da Manni con l’attenzione ai particolari e con quella vera e propria “estetica tipografica” che sono proprie di questo editore, Viaggio all’osteria della terra si compone di poesie scritte tra il 2007 e il 2011, raccolte in quattro sezioni: Porto di giorni, dedicata in prevalenza al mio rapporto con il mare e con l’isola di Favignana (uno scorcio della quale appare nella copertina); Le vie amiche, nella quale tornano le visioni delle città che ho visitato e dei luoghi dove vivo; Papaveri e papere, dialoghi con le – o pensieri sulle – piante che incontro da qualche parte o che faccio crescere vicino a me; La giostra, l’ultima sezione, nella quale metto a nudo il mio essere uomo dentro il tempo e su questa terra, una terra dove coltivo i miei sentimenti con cura non minore di quella che dedico alle piante.Il libro è uscito nella primavera del 2012. È stato presentato a Torino, al Salone del Libro, da Giorgio Bárberi Squarotti e Cinzia Burzio.