Una traduzione da Karin Gottshall

Karin Gottshall, poetessa americana nata nel 1970, cresciuta nel Michigan, oggi insegnante al College di Middlebury, nel Vermont, ha esordito nel 2007 con la raccolta di versi Crocus (Fordham University Press).

Le sue poesie trasformano spesso in evento ciò che accade nella quotidianità. Ma senza esagerazioni, senza troppi punti esclamativi, insomma. Il testo del quale trascrivo qui sotto la mia traduzione, Un po’ di bugie (More lies, “New Ohio Review”, N° 8, 2010: qui l’originale), è un bellissimo esempio di questo carattere della poesia di Karin Gottshall.
Bellissimo, sì, lasciatemi usare questo aggettivo che tanti critici pensano di poter trascurare quando parlano di poesia e che invece è essenziale. L’evento, in questi pochi versi, diventa addirittura magico. L’invenzione e la realtà chiacchierano tra loro sedute allo stesso tavolino di un bar nel quale, da un momento all’altro, potremmo entrare anche noi che leggiamo. Una straordinaria capacità di partecipare allo scorrere del mondo, allo scorrere di ciò che passa nel mondo: questa è la virtù di Karin Gottshall che la poesia Un po’ di bugie mette in assoluto rilievo. Ed è una virtù, al tempo stesso, leggera e penetrante, come lo sguardo di chi vuole capire la vita, oltre che vederla passare.
Dedico questa traduzione alla memoria di mia sorella Cati, che ci ha lasciati poco più di dieci anni fa, ma non ha lasciato il mio ricordo e il mio cuore.

Karin Gottshall, More lies
Traduzione di Michele Tortorici, Un po’ di bugie


Qualche volta dico che vado a incontrare mia sorella al caffè
– anche se non ho sorelle – solo perché è una cosa
tanto bella da dire. Ho sempre pensato così, fin da quando

ho letto un romanzo in cui due sorelle si incontravano ogni volta
nei caffè. Oggi, per esempio, sono andata a spasso da sola
sul marciapiede bagnato, indossavo i miei stivali da pioggia e mi aspettavo

che qualcuno potesse chiedermi dove fossi diretta. Ho comprato
un blocco steno e una batteria da orologio, le vetrine
erano appannate. La pioggia in aprile è una specie di promessa e non costa

niente. Mi sono portata una sporta piena di libri al caffè e ho ordinato
del tè. Mi piacciono i posti con la luce delle lampade. Mi piacciono i posti
dove puoi ascoltare la gente che parla di piccole cose,

come la differenza tra azzurro e ceruleo,
e il prezzo dei tulipani. Scende. Ho osservato
una che potrebbe essere mia sorella: entra e si scuote la pioggia

dai capelli. Ho pensato, magari proprio adesso i fiorai stanno mettendo
in fresco i tulipani, cinque dollari al mazzo. Tutto in giro
per la città ci sono sorelle. Una qualsiasi di loro potrebbe essere la mia.